Data di riferimento: 586 a.C.
Popoli: Babilonia, Egitto, Giuda
Profeti/Profetesse: Culda, Geremia, Ezechiele, Daniele
Reperti importanti:
- Sigillo di Ghemaria ben Safan – vedi anche video (Ger. 36.10)
- Sigillo di Iucal ben Selemia (Ger. 38.1)
- Sigillo di Ghedalia ben Pascur – foto IAA (Ger. 38.1)
- Sigillo di Ghedalia “Che è sulla Casa” (Ger. 50.5)
- Ostraca di Lachish
- Resti di una donna uccisa ad Ascalon (Ascalon, Israele)
- Cronaca Babilonese, conquista di Gerusalemme (British Museum, Londra)
- Tavoletta di Nebo-sarsekim (British Museum, Londra)
- Obelisco della Minerva – video (P.za della Minerva, Roma)
- Obelisco di Montecitorio (P.za di Montecitorio, Roma)
- Rotoli di Ketef Hinnom (Israel Museum, Gerusalemme)
- Razioni alimentari per Ioiachin re di Giuda (Pergamonmuseum, Berlino)
Sintesi:
Tra le rovine di epoca babilonese a Gerusalemme ci sono abbondanti testimonianze della devastazione subita dalla città per mano di Nabucodonosor e del suo esercito. Ma i veri tesori per lo studioso credente sono i reperti che validano le descrizioni estremamente dettagliate del profeta Geremia. Oggi è dimostrabile, per esempio, che Geremia conosceva i nomi dei vari ministri del re di Giuda perché i sigilli di questi stessi ministri (recanti i loro nomi e i nomi dei loro padri) sono stati trovati tra le rovine della zona amministrativa della città. Ciò dimostra oltre ombra di dubbio ragionevole che il profeta era presente al momento della caduta della città; non sarebbe altrettanto ragionevole, infatti, credere che una persona che non fosse intimamente informata dei fatti avrebbe potuto (o voluto) recuperare così tanti nomi di personaggi minori: anche perché con la caduta della città queste informazioni sarebbero presto state cancellate dalla storia. Ma fissare le profezie di Geremia saldamente nel periodo del secondo tempio ha anche un effetto a catena sulla datazione delle fonti che Geremia cita, o a cui fa riferimento, la legge di Mosè o le profezie di Michea, per esempio. Abbiamo quindi ancora un altro motivo per riconoscere che questi testi sacri erano presenti e conosciuti dagli abitanti di Gerusalemme ben prima dell’esilio – cosa che alcuni critici negano.